I caffè certificati “Fair Trade” sono ormai un prodotto abbondantemente presente su tutti gli scaffali della grande distribuzione. Come Torrefazione Autogestita “La Libertaria” abbiamo deciso di non mostrare certificazioni.
Perché?
Queste certificazioni hanno ricoperto un ruolo storico fondamentale nella creazione di mercati virtuosi per il miglioramento delle condizioni dei piccoli agricoltori che hanno rifiutato i metodi di coltivazione “convenzionali”, resistendo tramite la conservazione delle semenze tradizionali e rifiutando l’utilizzo di prodotti chimici. Ad oggi, questi marchi rappresentano invece un formidabile strumento di green washing per le grandi aziende che ripuliscono così la loro immagine riconquistando fette di mercato critico solo temporaneamente perse.
Il mondo Fair Trade si è fortemente ingigantito ed è ormai confluito pienamente nel meccanismo speculativo del sistema capitalistico e mercantile mascherato da un nuovo volto caritatevole e filantropico.
Eppure, capita facilmente di confrontarsi con cooperative produttrici del Sud del mondo che non sono in grado di accedere a questo tipo di certificazioni a causa dei costi di ingresso e adesione imposti dai rispettivi enti. Al contempo, molte di queste hanno ormai sviluppato una coscienza politica specifica che le avvicina molto alle nostre posizioni: il rifiuto deliberato alle certificazioni.
In molte regioni, le cooperative di piccoli produttori del caffè hanno infatti potuto vedere sotto i loro occhi il fenomeno che ha portato molti operatori economici del circuito del caffè, tutt’altro che attenti alla distribuzione della ricchezza nei confronti degli agricoltori, a recuperare facilmente la possibilità di rivalutare il proprio caffè in quelle piazze prima appannaggio di consumatori critici e attenti.
La difficoltà di eseguire effettivi controlli nei paesi dove si coltiva il caffè e il tracciamento del prodotto, sono uno dei motivi di forte sfiducia nei confronti di questi prodotti. Inoltre, è evidente il conflitto d’interesse che l’ente certificatore svolge nei confronti di un produttore che è anche il finanziatore dello stesso ente da cui viene rilasciato il certificato.
Come torrefazione “La Libertaria” abbiamo un’altra strategia da praticare: quella data dalla relazione diretta con le cooperative produttrici e con la nostra rete di consumatori.
Un sistema interno di verifica del caffè importato, il confronto costante sulle problematiche riscontrate dai produttori e il continuo aggiornamento verso chi
acquista il nostro caffè sono alcuni degli elementi necessari che rendono efficace e valida la nostra proposta. Un’alternativa alle etichette delle certificazioni e claim inventati di sana pianta che abbondano sugli scaffali
dei supermercati o dei siti internet, ma che non raccontano la storia umana e naturale che quel prodotto rappresenta.
Consci anche delle possibili ricadute economiche che il nostro rifiuto comporta, proseguiremo ostinati su questa strada, difendendo l’esistenza di caffè lavorati con coltivazioni tradizionali e che riconoscono la dignità economica delle mani che li curano.
Un bollino non racconta un cammino.